sabato 30 luglio 2011

ANTIOSSIDANTI e polifenoli. Sorpresa: la revisione degli studi ha provato che…

verdure e ortaggi antiossidanti E’ da anni che l’italiano Istituto per la ricerca sugli alimenti e la nutrizione (Inran) aveva dedicato un settore della propria struttura allo studio critico degli antiossidanti, sostanze che nell’organismo svolgono un’azione contraria ai radicali liberi capaci di provocare alla cellula stress ossidativo.
Ma nel corso degli anni molti luoghi comuni si erano stratificati sulla materia. Ormai di antiossidanti, e soprattutto di polifenoli (quasi sempre considerati sinonimi), si parlava anche a vanvera, in modo inesatto, generico o miracolistico.

Era urgente, perciò, una revisione totale di tutta la letteratura scientifica. Occorreva cioè selezionare e studiare ex novo, con criteri più severi, i più importanti studi effettuati sugli antiossidanti, sui polifenoli, e sugli alimenti che li contengono. L’Istituto ha così curato la prima review sistematica sulla capacità degli alimenti di origine vegetale e dei loro polifenoli, di modulare le difese antiossidanti dell’uomo. Un programma vasto e ambizioso.

In particolare lo studio, partendo dal grande interesse mostrato dalla ricerca verso le potenzialità antiossidanti dei polifenoli, si è proposto di verificarne, allo stato attuale delle conoscenze, la reale efficacia in vivo nell’uomo. Per far questo ha raccolto e analizzato la totalità delle “evidenze” scientifiche in materia, cioè gli studi davvero esaurienti e convincenti sul piano dimostrativo finora pubblicati. La grande review è ora apparsa sul numero appena uscito di Current Topics in Medicinal Chemistry.

In tutto sono stati presi in esame i 158 studi più seri e convincenti, per un totale di 227 interventi realizzati sull’uomo con diversi gruppi di alimenti: frutta e succhi di frutta, verdure, tè, vino, prodotti a base di cacao, soia e derivati ecc.

Ne è venuto fuori un quadro complesso, che per un aspetto conferma il ruolo biochimico degli antiossidanti, ma per un altro smentisce alcuni luoghi comuni banalmente omnipreventivi e terapeutici sui polifenoli contenuti negli alimenti vegetali.

«I risultati confermano – riporta un comunicato dell’Inran – che assumere questi alimenti può in effetti incidere positivamente sulla capacità dell’organismo di rispondere a stress di tipo ossidativo, ma, sulla base delle attuali conoscenze, non è ancora stato possibile identificare le molecole responsabili dell’effetto. In particolare, la scarsa biodisponibilità dei polifenoli, la presenza di molteplici metaboliti non identificati e la bassa concentrazione nei fluidi biologici, fanno sorgere molti dubbi su un loro ruolo antiossidante diretto, lasciando spazio ad ipotesi alternative che sono oggetto di studio».

Mai comunicato è stato insieme più sintetico, inquietante e dirompente, per tanti di noi ormai abituati ad identificare pigramente la vastissima categoria dei polifenoli (molte migliaia di molecole presenti in tutti gli alimenti vegetali) con gli antiossidanti tout court. Gli studiosi italiani hanno scoperto, in sostanza, ricontrollando meglio le ricerche pubblicate nel corso degli anni, che, sì, l’azione antiossidante degli alimenti è dimostrata, ma non è chiaro quali molecole in realtà siano responsabili dell’effetto antiossidante. E già questo è una bomba.

In particolare, la presunta  azione antiossidante dei polifenoli (isolati) non è né chiara né dimostrata. Mentre è provata l’azione complessivamente antiossidante e protettiva degli alimenti che li contengono. Insomma, «gli alimenti funzionano, i singoli composti non si sa», ha sintetizzato, rispondendo ad una nostra esplicita domanda, Mauro Serafini, autore dello studio, ricercatore e responsabile del Laboratorio Antiossidanti dell’Inran.

«Un dato particolarmente interessante emerso da questa revisione – ha spiegato Serafini nel comunicato dell’Inran – è che l’azione degli alimenti di origine vegetale assunti con la dieta è risultata essere maggiormente efficace in soggetti affetti da patologie e/o caratterizzati da fattori di rischio cardiovascolare, come ipertensione, iper-trigliceridemia e fumo, piuttosto che in soggetti sani». Il che, ha poi interpretato per noi l’autore, «è un aspetto e importante e comprensibile sia dal punto di vista fisiologico che evoluzionistico».

Ebbene, «questa evidenza ci porta ad ipotizzare una maggiore necessità di antiossidanti nutrizionali da parte di quegli individui che si trovano a rischio “stress ossidativo” e che hanno bisogno di potenziare le difese antiossidanti endogene attraverso la dieta, in conseguenza di uno stile di vita non sano.

Questo concetto di “necessità antiossidante” potrebbe spiegare il fallimento di molti studi condotti su soggetti sani, dove, probabilmente, gli antiossidanti nutrizionali non esercitano in pieno la loro azione protettiva, dato che non esistono condizioni conclamate di stress».

Erano anni, del resto, che Serafini notava che i polifenoli sono assai poco bio-disponibili. In pratica si assorbono e quindi si utilizzano pochissimo. Se ne trovavano sempre pochi, troppo pochi nel sangue. Eppure i vegetali che li contengono, e in grande quantità, esplicano azione protettiva. Come spiegare il mistero, anzi la contraddizione? Ci ha risposto così: «Non è affatto chiaro che i polifenoli per poter funzionare come antiossidanti debbano essere… assorbiti, date le loro minime concentrazioni ematiche. Ma possono avere ruoli diversi come l’induzione di difese [immunitarie] , oppure un’azione a livello intestinale».

Queste le nuove scoperte, in un certo senso rivoluzionarie, e le conseguenti nuove supposizioni della scienza. Che, sia chiaro, non incidono minimamente sulla nostra dieta ideale, che dovrà come sempre essere ricca di alimenti antiossidanti, contenenti migliaia di polifenoli, grazie alle almeno 5-6 porzioni al giorno tra verdura (possibilmente verde scuro o molto colorata) e frutta, per esempio 3-4 porzioni di verdura e 2-3 di frutta al giorno.

Che pensare dopo questo studio? Qualcuno potrebbe suggerire ingenuamente che insieme ai famosi ed accertati polifenoli negli alimenti vegetali potrebbero esserci altre sostanze, che noi non conosciamo, e che potrebbero essere in realtà la causa vera degli effetti benèfici che si notano negli studi clinici o epidemiologici o di laboratorio. Ma i polifenoli sono decine di migliaia, sono presenti in tutti i vegetali e in quantità abbondanti. E sono ormai molto studiati. E' possibile che sia ancora da scoprirne e isolarne qualcuno, certo, ma è difficile ipotizzare intere categorie di sostanze ancora sconosciute. Più probabile, invece, che non si conosca ancora bene la loro attività. L'ipotesi della review (molto prudente e vaga) è che agiscano solo quando è il caso (p.es. nello stress ossidativo) e non sempre, anche in minime quantità, o indirettamente (cioè favorendo alcuni processi, p.es. di difesa), e-o in complicatissime sinergie tra di loro, queste sì ancora da scoprire.

E gli integratori? Ancora una volta sono smentiti. Cambia tutto per chi ancora si illude di ricorrere ai polifenoli isolati – cioè alle compresse – in funzione antiossidante, come se fossero farmaci, in aggiunta o in alternativa all’alimentazione. Si tratta di antocianosidi, flavonoidi e centinaia di altre molecole di cui sono pieni i negozi di erboristeria, le botteghe di alimentazione sana e bio, le farmacie, gli studi dei medici e dei naturopati, le palestre, i siti di internet di finta “alimentazione naturale”. Sempre col solito discorso da venditori porta a porta e persuasori occulti, che «oggigiorno, signora mia, il cibo non è più quello di prima: l’inquinamento, i pesticidi e la genetica gli hanno tolto tutto: non ha più le “vitalìe” [espressione misteriosa e esoterica, che non significa nulla, cara ai medici naturisti del primo Novecento, che ho dovuto riportare, citando, nella prima edizione dell’Alimentazione Naturale], perciò bisogna ricorrere agli integratori “naturali”»

“Naturali”? dov’è la naturalità in un estratto che isola un solo composto tra le migliaia di un frutto o d’un ortaggio, alimenti che funzionano proprio perché contengono numerose sostanze? No, artificiali. Perché in Natura i polifenoli non esistono da soli. E il loro isolamento per estrazione dai vegetali (dove migliaia di sostanze coesistono, contribuendo all’azione protettiva con sinergismi complessi spesso ancora da chiarire e studiare) è il massimo dell’artificio. Insomma, tutte balle commerciali e consumistiche.

Fatto sta che, una volta isolati, sul loro uso e sulla loro efficacia antiossidante non c’è alcuna prova convincente. Come già era stato dimostrato per la stragrande maggioranza di vitamine, proteine, aminoacidi, sali minerali e acidi grassi, isolati ed etichettati abusivamente come integratori “alimentari”, mentre sono veri e propri farmaci, anzi alle volte peggiori, perché c’è l’aggravante che non sono stati neanche provati (e più d’uno è mutageno o cancerogeno, si pensi all’integratore beta-carotene). Ecco l’altra finzione, quella di spacciarli per integratori “alimentari”, allo scopo di aggirare la legge sui farmaci che impone prove lunghe e costose per dimostrarne efficacia e non tossicità, a tutela del consumatore.

E come scritto per la prima volta in Italia (giugno 1980), fin dalla prima edizione del manuale omonimo, l’Alimentazione Naturale vuole alimenti veri e completi, anzi il più completi possibile (integrali), non integratori, cioè sostanze isolate, estratti, sali minerali, vitamine, aminoacidi, polifenoli, fibre ecc. Ancora una volta la Scienza (quella vera, revisionata con spirito critico e aggiornata), dà ragione alla Natura (quella vera, non inventata da opinioni personali, filosofie o religioni).

Ma ecco le conclusioni in sintesi della ricerca:

MODULATION OF PLASMA NON ENZIMATIC ANTIOXIDANT CAPACITY (NEAC) BY PLANT FOODS: THE ROLE OF POLYPHENOL
M. Serafini, C. Miglio, I. Peluso, T. Petrosino
Current Topics in Medicinal Chemistry 11, 14, July 2011, 1821-1846.
A large body of evidence has described the antioxidant properties of phytochemicals such as PolyPhenols (PP) in different in vitro and ex vivo models. PP have been shown to scavenge oxygen and nitrogen derived free radicals, modulating antioxidant enzymes and cellular redox transcription factors. Dietary intervention studies have shown that consumption of plant foods modulate plasma Non Enzymatic Antioxidant Capacity (NEAC), biomarker of endogenous antioxidant network, in human subjects. However the identification of the molecules responsible for this effect is far to be obtained and evidences of an antioxidant in vivo action of PP are contrasting. There is a clear discrepancy between PP concentration in body fluids and the extent of increase of plasma NEAC. The low degree of absorption and the extensive metabolism of PP within the body have raised questions about their contribution to the in vivo antioxidant network. The available evidence from human intervention studies on the role of plant foods as modulators of plasma/serum NEAC and the involvement of PP will be presented and critically discussed.

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