giovedì 30 ottobre 2008

PARADOSSI. Tutti frutti, niente frutta: ieri e oggi lo strano pasto dell’Uomo

Verdure e frutta cibi farmacologici? Certo, sono l'esempio ideale e anche pratico del potenziale biochimico del cibo vegetale. Ma a differenza dei cereali (ricchi di amidi) e dei legumi (ben dotati di proteine e amidi), hanno solo piccole quantità di macronutrienti, e perciò poche calorie. Viene così in evidenza il contenuto dei loro micronutrienti (sali e vitamine), fino a pochi anni fa ritenuto l'unico degno di studio, ed oggi soprattutto le numerose sostanze extra-nutrizionali o meglio antinutrizionali, cosa che ancora pochi nutrizionisti e divulgatori sono disposti ad accettare davvero. Verdure e frutta sono caratterizzati dagli antiossidanti. Dunque, è un cibo non-cibo?
Be', certo, qualche svantaggio devono darlo. Pensiamo solo alla cipolla che favorisce l'anemia, agli spinaci ladri di calcio, ai cavoli antitiroidei, al crescione che può dare stranguria (difficoltà di urinare), al peperoncino collegato ai tumori della bocca e dell'esofago, all'aglio che provoca vomito e gastrite, e così via. Ma non stiamo a guardare il capello.
Del resto che dovessero diventare nostri "cibi" l'abbiamo deciso unilateralmente noi uomini, per prove ed errori. Solo perché non ci facevano morire subito. Ma loro, le verdure e i frutti, non ne vogliono sapere di essere "cibo" per qualcuno, e continuano nella grande intelligenza della Natura a secernere dopo milioni di anni le loro solite sostanze tossiche, per difendersi dalla luce e dai predatori, Uomo compreso. Insomma, vorrebbero farci del male. Peccato per loro che l'Uomo abbia scoperto che i loro veleni e pesticidi naturali quasi quasi gli fanno bene. O meglio, più bene che male. I vantaggi superano di gran lunga gli svantaggi: l'uso regolare di frutta, e ancor più di verdura, riduce i rischi di tutte quelle che gli epidemiologi burloni chiamano "malattie da benessere" (definizione altamente ironica). Dalla stitichezza al cancro. Perché è tutto maledettamente relativo in quello che qualche Ufficio Stampa ha chiamato il Giardino dell'Eden. Fatto sta che, proprio come i farmaci tossici, curano e prevengono le malattie. "Food Pharmacology".
E le verdure non danno quasi calorie, per fortuna. Questo determina grande flessibilità d’uso non solo alimentare (è possibile raddoppiare o triplicare le porzioni), ma tipicamente farmacologico, come vere e proprie prevenzioni mirate e terapie, indipendentemente dal valore nutritivo e senza il pesante aggravio calorico che penalizza l’uso terapeutico di cibi amidacei, proteici e grassi.
Tradizione e Scienza moderna si trovano d’accordo anche su verdure e frutta. Ma sì, dalla minestra di malva lassativa ed emolliente di Cicerone (che mangiata in eccesso gli procurò un mal di pancia tramandato ai posteri tramite epistola) fino al brodo di giuggiole, che non era un liquore come tutti ripetono scopiazzando da Wikipedia, ma un decotto dolce antinfiammatorio delle vie respiratorie ed efficace sedativo che le mamme contadine davano ai bambini per tenerli quieti e convincerli ad andare a letto. Grazie - sappiamo oggi - al flavonoide ipnotico suvertisina.
Le indicazioni di verdure e frutta, sia nell’uso antico, sia nelle riscoperte scientifiche moderne, siano esse positive (cavoli, rosa canina, ortica, malva ecc) o negative (vitalba, borragine, basilico, muscari, bulbo dell'asfodelo, funghi vari ecc), ricordano quelle tipiche dell’erboristeria.
Tutti "frutti", niente frutta. Tradizione e Scienza sono d’accordo anche nel dare più spazio e importanza alle verdure che ai frutti. La nuova Piramide Alimentare salutista di Willett divide verdura e frutta: della prima se ne deve mangiare "in abbondanza", cioè il più possibile, della seconda solo 2-3 porzioni al giorno. E’ una rivoluzione anche culturale. Ma che viene da lontano, molto lontano.
E questo nonostante che il frutto si sia prestato di più alle leggende simboliche sulla fertilità e le cornucopie dell’abbondanza (che toccano anche il latte, non per caso primo oggetto di offerta agli Dèi degli Etrusco-Romani, e l’uovo, intesi appunto come "frutti" animali), ma anche una certa retorica moderna sul Buon Tempo Antico in cui avrebbe regnato, senza che l’Uomo se ne accorgesse, il cibo "più innocente" di tutti: il frutto. Ha giocato più il DNA di ex-scimmie arboricole o la leggenda di Eva? E il bello è che in senso relativo è perfino vero: i tossicologi oggi confermano che è il "meno" tossico e antinutrizionale dei cosiddetti "cibi naturali".
Ma queste leggende simboliche furono smentite già dagli Antichi, che in realtà di frutti mangiavano poco o nulla, per l’estrema deperibilità, l’assenza di agricoltura intensiva e fuori stagione, di trasporti veloci, di frigoriferi e di catena del freddo. E la frutta, perfino in Italia, il Paese più fruttifero e fruttivoro, finì per essere considerata sinonimo di piacere e lusso. Anzi, peggio, un quasi-cibo, un non-cibo, un cibo "inutile". Ancor oggi in molti pasti, anche nei ristoranti più esclusivi, o nelle cene in casa di amici, talvolta la frutta non viene neanche offerta o manca del tutto, e al suo posto vengono serviti formaggi, dolci e caffè. Questi, sì, considerati "cibi veri", forti, utili. Un’aberrazione.
E i fruttariani? Eterni sfigati. Questo non è in contrasto col fatto che chiunque segua l’alimentazione naturale e sana, e ancor più un naturista o un vegetariano, abbia la consapevolezza di essere botanicamente "fruttivoro" e frugivoro" (dal latino "fruges"= mèssi, frutti della Terra). Infatti, a ben vedere, il paradosso è che quasi tutta la nostra alimentazione è a base di frutti e semi di frutti (dalle spighe dei cereali ai baccelli delle leguminose, ai frutti o semi oleosi).
Facilissimo creare un lungo pranzo di soli frutti. Dalla pastasciutta (o riso) ottenuti dai semi di frutti, al pomodoro e all’olio che la condiscono, al pane, al secondo piatto di ceci o di tofu (semi di soia) o seitan (proteina del seme del grano), fino al contorno di peperoni, melanzane, fagiolini verdi, zucchine e germogli di soia, per finire con la frutta vera e propria, un intero pasto è fatto di frutti o dei loro semi. E carciofi, fiori di zucca e capperi? Sono fiori, ma è facile argomentare che se non li avessimo colti sarebbero diventati frutti. E possiamo aggiungervi per virtuosismo anche una tisana di rosa canina (il cinorrodio è il frutto più ricco in assoluto di vitamina C). E perfino il vino e la birra sono frutti o semi di frutti fermentati. E anche il caffè, è ottenuto da un seme tostato. Come del resto il suo inutile succedaneo, il "caffè d'orzo". E addirittura è fatto con un frutto anche quello che anticamente era un amaro rimedio naturale da farmacia contro mal di testa, cattiva digestione e dolori di ventre, a base non solo di foglie di coca, ma anche del frutto della Cola hispida, ricco di caffeina, e che oggi invece è trasformato in una banale ma famosissima bevanda industriale troppo zuccherata e colorata, purtroppo sempre più spesso sulle nostre tavole.

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2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Bello il brano sul pranzo tutto fatto di frutti, e anche l'accenno ironico alla Coca Cola...:-)

30 ottobre 2008 alle ore 09:37  
Anonymous Anonimo said...

Antiossidanti che non danno vero nutrimento: ecco perché ai bambini - tranne la frutta molto dolce - non piacciono. Ed è vero che l'ultima tendenza scientifica è consumare più verdura che frutta. Così i bambini sono sistemati...
Dr. Augin

30 ottobre 2008 alle ore 15:42  

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